Quasi 12 miliardi di investimenti nel settore idrico, sostenuti in parte con i 312 euro di spesa media annua della famiglia-tipo e in parte con risorse pubbliche, per fronteggiare la perdita media del 43% di acqua dagli acquedotti (50% al Sud). Il settore dei rifiuti si caratterizza, invece, come un universo frammentato - con oltre 6.500 operatori e 1.334 enti territorialmente competenti - per il quale il Metodo Tariffario sta cercando di introdurre rapidamente trasparenza e costi standard, vista la disomogeneità di trattamento ancora presente nel Paese: il conferimento in discarica registra, infatti, un costo che varia tra 9 a 187 euro/tonnellata, così come nei 189 impianti, si passa da un minimo di 66 €/tonnellata a un massimo di 193 €/tonnellata.
Questi sono solo una parte dei dati relativi al 2019 contenuti nella Relazione annuale 2020 sullo stato dei servizi e sull’attività svolta, presentata al Parlamento dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) lo scorso 17 settembre. In apertura della presentazione, il Presidente, Stefano Besseghini, non ha mancato di sottolineare come l’emergenza Covid-19 abbia aggiunto nuove sfide agli obiettivi dell’azione regolatoria. I servizi di pubblica utilità hanno garantito, infatti, la continuità della vita sociale durante la fase di lockdown, rappresentando, al contempo, il fulcro della ripresa delle attività produttive. Di conseguenza, l’intervento regolatorio nel prossimo futuro dovrà essere -ha detto il Presidente- il più possibile coerente con la graduale evoluzione della situazione, distinguendo tra interventi emergenziali, interventi straordinari di durata definita e interventi regolatori permanenti. Questi ultimi di lungo periodo e in grado di rispondere agli esiti più stabili e definitivi causati dagli eventi eccezionali.
Per quanto riguarda il contenuto della relazione, la prima parte è dedicata allo stato dei servizi, mentre la seconda sezione approfondisce i contenuti dell’attività regolatoria svolta da ARERA. Rinviando gli approfondimenti alla lettura della relazione, si riportano a seguire alcuni spunti relativi allo stato del servizio idrico integrato e del servizio di gestione rifiuti.
Per quanto riguarda i servizi idrici e, in particolare, il tema degli investimenti, i programmi degli interventi trasmessi all’Autorità, con riferimento al secondo periodo regolatorio (considerando l’aggiornamento del fabbisogno di investimenti pianificato dai soggetti competenti per il biennio 2018-2019) portano a quantificare, per il quadriennio 2016-2019, una spesa per investimenti, da finanziare attraverso tariffa, di 9 miliardi di euro (in termini pro capite, 178 €/abitante a livello nazionale). Considerando anche le previsioni in ordine alla disponibilità di finanziamenti pubblici per la realizzazione di infrastrutture idriche, gli investimenti programmati per il quadriennio 2016-2019 risultano, in termini pro capite, di 235 €/abitante a livello nazionale, con un valore più elevato nell’area Sud e Isole (281 €/abitante). La spesa per investimenti, in termini assoluti, inclusa la disponibilità di fondi pubblici, ammonta, quindi, a 11,9 miliardi di euro per il quadriennio (2,2 miliardi nel 2016; 2,8 miliardi nel 2017; 3,5 e 3,4 miliardi di euro, rispettivamente, nelle annualità 2018 e 2019).
Inoltre il recepimento della regolazione della qualità tecnica ha portato gli enti di governo d'ambito - d'intesa con i relativi soggetti gestori - a pianificare, per gli anni 2018 e 2019, ulteriori investimenti rispetto a quelli previsti in sede di prima predisposizione tariffaria, di fatto rideterminando in aumento, di circa il 14%, la spesa per investimenti (coperta da tariffa) inizialmente programmata per il citato biennio 2018-2019.
I dati sulla crescita degli investimenti sono sintetizzati nell’infografica in basso (elaborazioni ARERA).
Per quanto riguarda il settore dei rifiuti, dopo che nell’ottobre 2019 l’Autorità ha approvato il metodo tariffario e gli obblighi di trasparenza verso gli utenti, ARERA ha proseguito con l’attività di ricognizione e monitoraggio del settore, volta all’acquisizione di dati e informazioni inerenti agli impianti di trattamento dei rifiuti urbani – inceneritori, discariche e impianti di trattamento meccanico biologico – e alla qualità del servizio integrato di gestione dei rifiuti urbani e dei singoli servizi che lo compongono. Oltre alle già evidenziate differenze territoriali nei costi di gestione, spicca l’evidente frammentazione gestionale e di governance.
In poco meno di un anno dal suo (luglio 2019) risultano iscritti all’Anagrafica Operatori 6.568 soggetti, di cui 6.530 gestori, per la stragrande maggioranza (88,2% dei casi) Enti Pubblici. L’Anagrafica ha consentito inoltre di avviare una prima mappatura degli Enti Territorialmente Competenti che, ai sensi della regolazione dell’Autorità, sono i soggetti istituzionali responsabili della validazione del Piano Economico Finanziario dell’ambito tariffario di competenza. In particolare, a conferma della complessa frammentazione della governance di settore, si rileva un numero ridotto di Enti di Governo d’Ambito (45), a fronte di un numero molto elevato (1.334) di Enti Territorialmente Competenti (il 98% dei quali sono Comuni).
Anche in riferimento ai dati del settore rifiuti, ARERA ha predisposto un’infografica di sintesi che si riporta a seguire.