La gestione dei rifiuti ha caratteristiche idonee all’applicazione di una tariffa commisurata all'entità dei rifiuti prodotti, con risvolti positivi sia sotto il profilo della finanza locale sia sul piano ambientale. In Italia tale servizio è invece finanziato con una tassa, di fatto assimilabile a un'imposta patrimoniale (la Ta.ri.). Ne conseguono una serie di peculiarità e criticità analizzate in un occasional paper dal titolo “Il prelievo locale sui rifiuti in Italia: benefit tax o imposta patrimoniale (occulta)?” pubblicato dalla Banca d’Italia lo scorso 12 dicembre.
Il lavoro analizza le caratteristiche della Ta.ri. sia in termini di efficienza che in termini di equità, avvalendosi di una simulazione sui dati dell'indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d'Italia. I risultati indicano che la Ta.ri. non discrimina adeguatamente fra famiglie in base alla produzione di rifiuti e presenta effetti redistributivi peculiari a sfavore dei nuclei con redditi più bassi. Una riconfigurazione del prelievo in chiave tariffaria porterebbe benefici non solo in termini di efficienza - per gli incentivi ad un utilizzo più responsabile delle risorse pubbliche e di quelle ambientali – ma anche in termini di equità, poiché rimuoverebbe i profili di regressività dell'attuale tariffa.
La pubblicazione fa parte della serie Questioni di economia e finanza che ha la finalità di presentare studi e documentazione su aspetti rilevanti per i compiti istituzionali della Banca d’Italia e dell’Eurosistema. Le Questioni di economia e finanza si affiancano ai Temi di discussione volti a fornire contributi originali per la ricerca economica.